Luciano Neroni: Un Basso Profondo dal Cielo alla Memoria

Origini e formazione
Luciano Neroni Malaspina nacque a Ripatransone l’11 febbraio 1909, in una famiglia nobile dai talenti artistici: il padre Carlo era poeta dialettale e dilettante compositore, la madre Ilda Boccabianca proveniva da un ambiente musicale. Fin da ragazzo mostrò un precoce amore per la musica e, all’età di 13 anni, esordì come tenore in un’operetta al Teatro Mercantini sotto la direzione dello zio Enrico.

Dopo il diploma liceale ad Ancona, nel 1928 si trasferì a Milano per studiare al conservatorio con i maestri Sammarco e Gambardella; nel frattempo la sua voce, da tenore, si evolse in un basso profondo.

Affermarsi sui palcoscenici italiani
La sua carriera prese slancio nel 1931, quando partecipò a un concerto con Beniamino Gigli al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno: Gigli lo elogiò pubblicamente. Nel 1933 fu presentato a Milano da Riccardo Stracciari e debuttò ufficialmente nel ruolo di Don Basilio ne Il barbiere di Siviglia a Recanati, seguito da ulteriori apparizioni radiofoniche e teatrali .

Tra il 1934 e il 1943 calcò i palcoscenici dei principali teatri italiani e partecipò anche a produzioni estere, tra cui Bucarest e Rodi. Era noto per un repertorio vasto e importante: da Aida a Rigoletto, da Nabucco a Turandot, interpretando ruoli sia in lingua italiana che tedesca, nonché opere meno note, come quelle di Mussorgskij, Wagner, Rimsky-Korsakov.

L’ombra della guerra e la rinascita sul palcoscenico
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Neroni subì un’interruzione forzata nella sua carriera. Fu addirittura preso in ostaggio dai nazisti insieme ad altri concittadini, prima di poter riprendere le esibizioni. Nel dopoguerra riprese l’attività, debuttando al San Carlo di Napoli al fianco di grandi interpreti come Ebe Stignani.

Trionfi finali e una morte prematura
Gli ultimi anni della carriera furono caratterizzati da successi alla Scala, all’Opera di Roma, al Covent Garden – spesso al fianco di Gigli, Maria Callas e Renata Tebaldi – e persino un invito al Teatro Colón di Buenos Aires da parte di Evita Perón. Alla fine del 1950 furono manifestati i primi sintomi della malattia che lo avrebbe stroncato; nell’agosto 1951, con la nascita della figlia Brunilde, gli fu offerta una scrittura al Metropolitan Opera di New York, che purtroppo non poté accettare: morì a soli 42 anni, il 23 ottobre 1951, nella sua Ripatransone.

L’eredità: talento, registrazioni e memoria vivente
Luciano Neroni è ricordato come il trait-d’union tra la “vecchia guardia” dei bassi lirici e le nuove generazioni di grandi voci come Neri Lemeni e Cesare Siepi (Bongiovanni Musica). Le sue incisioni, tra cui l’“Addio di Wotan” in italiano, sono state rieditate in CD che accompagnano una dettagliata biografia e discografia (Bongiovanni Musica). Il legame con Ripatransone è stato mantenuto attraverso iniziative culturali come il concorso lirico a lui dedicato, avviato nel 2005.

Ragazzo in abiti tradizionali, in posa con braccia incrociate, in un'immagine in bianco e nero.
Fotografia in bianco e nero di un uomo vestito con abiti storici, con una corona sulla testa e una spada o un bastone in mano.
Ritratto in stile storico di un uomo con lunga barba e capelli, indossa un elmo decorato con piume e un'armatura ornata con bottoni metallici.
Un ritratto in bianco e nero di un uomo con capelli lunghi e vestiti antichi, con un'espressione seria e intensa.